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I sociologi valutano i rischi ambientali

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Università Cattolica di Brescia - L’ambiente è ormai considerato come una variabile di grandissimo rilievo per il comportamento degli attori sociali e in particolare degli attori economici. Imprese e consumatori ne tengono conto: le prime per scoprire nuove potenzialità del mercato oppure per riqualificare le attività tradizionali secondo modalità più sostenibili, i secondi per orientare una parte delle loro scelte secondo criteri di sostenibilità.
La riflessione sociologica è attivamente interessata a mettere in luce le trasformazioni dei rapporti tra ambiente e società, a livello sia locale sia globale, come dimostra lo sviluppo notevole di questo campo di studi.

Di   rischi ambientali, green economy e risvolti sociali  si parlerà durante il VIII Convegno Nazionale dei Sociologi dell’Ambiente che si svolgerà in Cattolica (Aula Magna, via Trieste 17) il  23-24 settembre 2011.
Verrà messo a tema lo stato dell’arte sugli aspetti sociali della produzione, della trasformazione, del consumo e del finanziamento delle attività genericamente definite come “verdi”, in quanto finalizzate alla riduzione dei rischi ambientali.

Dal punto di vista dei consumatori, le scelte per prodotti meno inquinanti e riciclabili o per servizi meno energivori possono essere incoraggiate da una maggiore sensibilità ecologica indotta da processi formativi e anche pubblicitari orientati all’ambiente, da una migliore percezione dei costi di lungo periodo, perfino da un’emulazione di comportamenti virtuosi. Anche gli enti pubblici possono avere funzioni importanti nell’incentivare l’attenzione verso l’ambiente dei produttori e dei consumatori di beni e di servizi, in particolare attraverso l’adozione di normative fiscali o anche tecniche (regolazione del traffico o dei consumi di energia, trattamento delle acque e dei rifiuti solidi ecc.).

I fattori sopra accennati possono divenire produttivi di cambiamento solo se tradotti in rappresentazioni sociali condivise, in assenza delle quali anche le soluzioni più valide corrono il rischio di restare lettera morta oppure di scatenare conflitti che vanno a toccare alcuni principi basilari della convivenza civile (idea di sviluppo, di democrazia, di salute ecc.). La green economy si presta allora a un’analisi critica, secondo la migliore tradizione delle scienze sociali. Le componenti tecniche, finanziarie e comunicative di quella che appare una “nuova modernizzazione ecologica” devono essere vagliate con criteri socio-politici rigorosi, tenuto conto della complessità della questione ambientale.

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