Cattolica di Brescia - Vent’anni di “Economia di comunione”. Il bilancio di Luigino Bruni
Nel corso dell’incontro — introdotto dal prof. Mario Taccolini, Direttore del Dipartimento di Scienze storiche e filologiche di via Trieste e coordinato dal prof. Giacomo Bailetti docente nello stesso ateneo — si potranno ascoltare anche storie di aziende di “Economia di comunione” narrate dalla viva voce di coloro che le gestiscono e vi lavorano.
Dopo questo appuntamento il prof. Luigino Bruni partirà per il Brasile dove, dal 25 al 28 maggio, nel corso di un convegno internazionale, si celebreranno i vent’anni di questa vicenda, perché è proprio in questo paese dell’America latina che nel 1991 Chiara Lubich, in occasione di un viaggio compiuto per incontrare la comunità del movimento dei focolari, concepì la nuova idea di impresa. Fu l’impatto drammatico con la povertà diffusa in quel paese a suscitare in lei il forte desiderio di dar vita ad aziende che includessero nelle loro ragioni costitutive la volontà di destinare una parte degli utili a beneficio dei miseri e di fondare la gestione sul principio evangelico della fraternità.
Il prof. Stefano Zamagni, noto economista italiano ed estimatore di questa pratica imprenditoriale, in una recente intervista ricorda la perplessità che suscitò in lui il progetto, quando per prima volta gli fu illustrato da parte dell’allora giovane dottorando Luigino Bruni. Poi lo scetticismo via via scemò per lasciare spazio ad un crescente interesse.
Decisivi furono gli incontri che Zamagni ebbe con Chiara Lubich: “sentire una persona che, non essendo economista — afferma il docente — parlava con una ingenuità che è quella del bambino di cui parla il Vangelo, della possibilità di dare vita ad un modello come quello di Economia di Comunione mi colpì profondamente, molto più che se la presentazione di quel progetto mi fosse stata fatta da un esperto di questioni economiche”.
Dal 1991 ad oggi sono sorte in tutto il mondo imprese di economia di comunione che ogni giorno agiscono cercando di rispettare due condizioni: la prima è quella dell’efficienza economica, della capacità cioè di stare dentro il mercato, senza sussidi; la seconda è quella di agire nella fraternità e nel rispetto del principio di reciprocità.
E’ evidente il rilievo che in tali aziende assume l’elemento umano, che è posto al centro dell’attenzione e dell’analisi anche nel libro “La leggerezza del ferro” — di cui si parlerà durante l’incontro del 18 maggio — edito da Vita e Pensiero e scritto da Luigino Bruni e Alessandra Smerilli, docente di economia presso la Pontificia Facoltà di Scienze dell’Educazione ‘Auxilium’ e l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Roma.
Il testo analizza dal punto di vista economico le organizzazioni a movente ideale e — muovendo dalla constatazione del cambiamento epocale in corso nell’economia e di conseguenza nella società — sottolinea come, nel nuovo scenario che avanza, il successo delle imprese dipenda in minor grado dai capitali tecnologici e finanziari e in misura crescente dal capitale umano, dalle persone e dalla loro volontà di ispirarsi al principio di fraternità, che gli autori considerano il principio dimenticato della modernità che ha fondato i suoi progetti privilegiando i principi della libertà e dell’uguaglianza.